Prima di parlare della sua storia descriviamo brevemente la sua "carta d'identità": a temperatura ambiente è gassoso, per liquefarlo sono necessarie temperature al di sotto del -246 °C o pressioni elevate e si presenta incolore. Ma la caratteristica che più appassiona i chimici è relativa alla sua incapacità di formare composti (come d'altra parte tutti i gas nobili, che devono il proprio nome a questa "ritrosia"). Senza addentrarci troppo nella teoria dei legami e nella fisica quantistica: gli elementi tendono a combinarsi per raggiungere una condizione di stabilità detta ottetto [2]; ma i gas nobili lo hanno già raggiunto, quindi non tendono naturalmente a formare composti (che sono rarissimi e rigorosamente prodotti in laboratorio in condizioni controllate).
Terminata questa breve parentesi prettamente chimica: la reputazione del neon inizia a cambiare quando, nel 1911, il fisico e imprenditore transalpino Georges Claude ha la brillante idea di porre il gas in un tubo e di eccitarlo con la corrente elettrica. Il brevetto della sua idea non tarda ad arrivare (novembre dello stesso anno) e ben presto nasce anche l'idea di modellare i tubi per formare lettere e simboli grafici. E' proprio questa idea che nel 20esimo secolo prenderà piede e illuminerà le strade e le piazze delle metropoli americane, grazie alla luce colorata ma allo stesso tempo lontanamente inquietante (quella fredda brillantezza è data dalla presenza di uno sostanza fluorescente).
Times Square di notte |
Nonostante ciò è nato un museo a Los Angeles (MONA) interamente dedicato a loro, dove opere famosissime (la Gioconda Leonardesca) vengono ricostruite e reinterpretate con l'uso del neon.
Speriamo che la storia di questo gas un pò snob non finisca in un museo...
Note:
[1] Peter Conrad - Neon: 100 years of the greatest light show on earth - The Observer || http://www.guardian.co.uk/artanddesign/2011/aug/28/100-years-of-neon
[2] Ci sono due modi per raggiungere l'ottetto (o il duetto per il primo gruppo), formare composti o ioni. Diventare ione significa perdere o guadagnare uno o più elettroni, in modo da raggiungere l'ottetto senza combinarsi.
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