A molti di noi sarà capitato di percepire un odore ed associarlo mentalmente a un cibo piacevole, creando così un'associazione fra sensi. E' questa la grande potenzialità dei sensi: essere intercorrelati e consentirci un'esperienza totale, che spesso esula dai canonici "5" e che viene percepita come un unico flusso.
Queste forme di sinestesia sono comunissime nella società umana (praticamente tutti possiedono questa capacità), ma meno comune (1/1000) è la sinestesia pura, che consiste ad esempio in una perfetta fusione fra lo stimolo della parola (o del numero) e la risposta come colore. Una persona affetta da sinestesia potrebbe infatti associare ai mesi dell'anno un colore, oppure a ogni numero una tonalità.
Questa capacità associativa potrebbe essere alla base della permanenza di questo "difetto" nella specie umana: infatti riuscire ad associare colori o altre percezioni alle informazioni ci consente di ricordarle in modo più vivido (il caso estremo è quello di una persone che attraverso i colori è riuscito a ricordare oltre 20000 cifre del pi greco!). Ne è un grande esempio "ante-litteram" il metodo mnemonico dei Loci - o delle stanze che dir si voglia -, adottato dagli oratori latini e in particolare da Cicerone: consistente nell'associare a stanze che ci sono familiari (casa...) parole chiave e collegamente, consente di ricordare orazioni di notevole lunghezza, con uno sforzo mnemonico decisamente inferiore alle tecniche precedenti d'apprendimento a memoria.
Ma la sinestesia non è solo utile per ricordare: si è infatti riscontrato che in poeti e artisti l'incidenza di questo fenomeno è 7 volte maggiore che nel resto della popolazione. Ciò significa che il poter tradurre concetti in suoni e colori ci avvicina molto all'espressione di arte, che è una trasposizione del reale in una chiave personale, inconsueta e se vogliamo molto evocativa (spesso un quadro al suo interno contiene un infinità di concetti che inconsciamente percepiamo).
Ovviamente esistono anche le psedo-sinestesie o sinestesie indotte; si tratta di commistioni sensoriali causate dall'uso di sostanze stupefacenti, in particolare LSD.
Questo fenomeno ci fa capire quanto sia complesso il nostro cervello, quanto sia adattabile e funzionale alla prosecuzione della specie.
domenica 27 novembre 2011
giovedì 17 novembre 2011
L'Amianto uccide ancora...
A Broni spetta il triste primato del comune con la mortalità più alta in rapporto al numero di abitanti. Sono stati accertati 374 decessi [1] imputabili direttamente all'industria che trattava amianto, sita a poche centinaia di metri dal centro del paese.
La malattia che colpisce i lavoratori - ma anche civili che hanno la sfortuna di vivere nelle vicinananze -, si chiama Mesotelioma Plèurico; è un'affezione rarissima, legata quasi esclusivamente all'esposizione da absesto, con una prognosi veramente infausta: una media di meno di 8 mesi di sopravvivenza dalla data della diagnosi.
Ma perchè non è stato ancora bonificato lo stabilimento Fibronit di Broni, che ha ucciso e continua a uccidere - visto il deposito di polveri -, moltissime persone, che spesso nemmeno hanno lavorato nell'industria, come le mogli degli operai. Sono presenti ancora nei piazzali dello stabilimento 300 mila metri quadrati di amianto [2], ciononostante non si è tantato di pianificare una bonifica totale, ma si sono attuati esclusivamente interventi contenitivi e non a lungo termine. Il costo di una dismissione sicura si aggira attorno ai 27 milioni di euro [3], ma governo e regione paiono non voler sentire.
Ora però - come anche per il combustibile esausto delle centrali nucleari - sorge un problema: dove possiamo stoccare tutto il materiale prelevato dai capannoni delle industrie che producono manufatti cementizi in amianto (a Casale Monferrato era presente una fabbrica del famigerato Eternit)?
La risposta è che i siti di stoccaggio dislocati sul territorio italiano sono già al massimo della loro capacità. Una soluzione adottata sarà quello di inviare i rifiuti all'estero, facendo lievitare i costi di bonifica.
Ma non sono solo le grandi industrie dell'absesto a provocare morte; in Italia sono presenti ancora un gran numero di case, stalle, acquedotti, treni costruiti utilizzando elementi in amianto. Questo fa si che nel Bel Paese si verifichi un numero di decessi collegabili all'amianto molto elevato, quantificabile in un numero che varia da 2000 a 4000 persone all'anno [4].
Questa vicenda ci deve far riflettere riguardo l'uso dei nuovi materiali: l'amianto e il derivato Eternit erano stati salutati come risolutori di grandi problemi costruttivi; sono ignifughi, cattivi dispersori di calore, poco costosi e facilmente trasportabili. Solo parecchi anni dopo la nascita delle fabbriche che lavoravano amianto si scoprì la sua capacità di favorire l'insorgenza di tumori polmonari.
In uno dei miei prossimi articoli vorrei parlare di un'altra scoperta - questa volta nel campo medico-farmaceutico -, molto rivalutata negli anni seguenti la scoperta, nonostante sia tuttora utilizzato. Continuate a leggere il mio blog e lo scoprirete...
Cit.:
[1] - http://www.ilmondodipavia.it/pagina.php?b=6ZzxhGK13B
[2][3][4] - http://inchieste.repubblica.it/
Lastre di Eternit abbandonate. |
Ma perchè non è stato ancora bonificato lo stabilimento Fibronit di Broni, che ha ucciso e continua a uccidere - visto il deposito di polveri -, moltissime persone, che spesso nemmeno hanno lavorato nell'industria, come le mogli degli operai. Sono presenti ancora nei piazzali dello stabilimento 300 mila metri quadrati di amianto [2], ciononostante non si è tantato di pianificare una bonifica totale, ma si sono attuati esclusivamente interventi contenitivi e non a lungo termine. Il costo di una dismissione sicura si aggira attorno ai 27 milioni di euro [3], ma governo e regione paiono non voler sentire.
Ora però - come anche per il combustibile esausto delle centrali nucleari - sorge un problema: dove possiamo stoccare tutto il materiale prelevato dai capannoni delle industrie che producono manufatti cementizi in amianto (a Casale Monferrato era presente una fabbrica del famigerato Eternit)?
La risposta è che i siti di stoccaggio dislocati sul territorio italiano sono già al massimo della loro capacità. Una soluzione adottata sarà quello di inviare i rifiuti all'estero, facendo lievitare i costi di bonifica.
Ma non sono solo le grandi industrie dell'absesto a provocare morte; in Italia sono presenti ancora un gran numero di case, stalle, acquedotti, treni costruiti utilizzando elementi in amianto. Questo fa si che nel Bel Paese si verifichi un numero di decessi collegabili all'amianto molto elevato, quantificabile in un numero che varia da 2000 a 4000 persone all'anno [4].
I manufatti in amianto abbandonati nel piazzale dell'industria. |
Questa vicenda ci deve far riflettere riguardo l'uso dei nuovi materiali: l'amianto e il derivato Eternit erano stati salutati come risolutori di grandi problemi costruttivi; sono ignifughi, cattivi dispersori di calore, poco costosi e facilmente trasportabili. Solo parecchi anni dopo la nascita delle fabbriche che lavoravano amianto si scoprì la sua capacità di favorire l'insorgenza di tumori polmonari.
In uno dei miei prossimi articoli vorrei parlare di un'altra scoperta - questa volta nel campo medico-farmaceutico -, molto rivalutata negli anni seguenti la scoperta, nonostante sia tuttora utilizzato. Continuate a leggere il mio blog e lo scoprirete...
Cit.:
[1] - http://www.ilmondodipavia.it/pagina.php?b=6ZzxhGK13B
[2][3][4] - http://inchieste.repubblica.it/
domenica 13 novembre 2011
E' finita!!!
"...di questa sorprendente vita quaggiù
e degli strani clown che la controllano"
e degli strani clown che la controllano"
Lawrence Ferlinghetti , "Usi della Poesia"(1)
Alle ore 21 circa di ieri sera Silvio Berlusconi è salito al Quirinale per rassegnare le dimissioni dalla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri. C'è chi dice: "è finito un calvario, durato 17 anni e la cui asprezza si è acuita nell'ultima legislatura".
Sono d'accordo, ma secondo me sarebbe riduttivo imputare a una pessima legislatura (cfr. p. 19 del "Venerdì di Repubblica" 4 Novembre 2011) tutti i problemi che l'Italia si trova ad affrontare. Senza affrontare il tema economico - che richiede conoscenze in questo campo, che non tutti posseggono -, mi vorrei soffermare sull'effetto che 17 (o quasi) anni di governo populista hanno avuto sulla mentalità delle persone, cambiando in modo radicale la società odierna.
Perchè si è passati da una TV che proponeva esclusivamente modelli femminili (e maschili...) moralmente integerrimi a soubrette (semi)-nude, che interpretano la parte della "gnocca" - stupida e non pensante-, ma solo oggetto del desiderio dell'uomo, vero re della scena?
Ma semplicemente perchè il degrado morale della politica - a partire dalle fasi conclusive della Prima Repubbica - è penetrato nella "forma mentis" delle persone e l'ha trasformata, rendendo normale la mercificazione del corpo, la tangente, l'aiuto, il nepotismo, l'inganno, il doppio-giochismo.
Almeno facessero come postulava Machiavelli ne "Il Principe"(2): l'uomo al potere, al fine di preservare la pace e scongiuare la guerra civile, può usare tutti i mezzi leciti o immorali a questo fine. Ma nella realtà di oggi questa decadenza dei costumi pubblici (intesi come di coloro che si occupano di politica) non ha portato vantaggi alla società, anzi ha acuito le disuguaglianze e ha gettato discredito su tutta una classe, che senza l'appoggio del popolo non ha la possibilità di governare.
E' per questo che a mio parere si procede con la formazione di un esecutivo "tecnico": il popolo ormai non crede più ad entrambe le fazioni, ha bisogno solo di uomini (e donne) capaci, che possano porre rimedio ai problemi (numerosi) che la nazione si trova ad affrontare.
Ho notato come nell'ultimo anno nei due emicicli si sia parlato più di vicende personali che di leggi, si siano fatte più conte (di parlamentari) che decreti.
Cosa vogliono allora gli elettori? Un gruppo di persone serie, dal comportamento irreprensibile, che abbia la passione per la cosa pubblica - cosa che a Mr. B è sempre mancata, essendo un imprenditore trapiantato in politica per eludere la giustizia -, che possa (almeno tentare) di dare una risposta ai problemi nazionali ed internazionali.
Spero molto che Monti possa assicurare all'Italia - una delle nazioni cardine dell'Unione Europea -, un futuro migliore, sia sul piano economico che su quello della considerazione che gli altri stati hanno di noi.
domenica 6 novembre 2011
La banalità della ricchezza
Appena ho un pò di tempo libero durante la settimana - per "soddisfare" la mia passione riguardante natura, società umane e innovazione -, navigo in due siti, The Guardian e National Geographic, che ritengo fonte (quasi..) inesauribile di interessantissime informazioni, molto spesso (senza fare di ciò una colpa, vista la situazione politica a dir poco burrascosa e al limite del grottesco del Bel Paese) ignorate dai canali d'informazione nazionali.
Proprio oggi mi sono imbattuto nella foto vincitrice del concorso "Enviromental Photographer of the Year" della National Geographic Society. Sono rimasto impressionato dallo sguardo dei due bambini, che forse hanno solo pochi anni d'età, ma che si vedono costretti a recitare un ruolo da "adulto", ad una vita di stenti, che probabilmente molti loro coetanei non riescono neanche ad immaginare.
Nella civiltà occidentale - ma ormai il fenomeno si verifica anche nei paesi dell'estremo oriente in rapido sviluppo, in primo luogo Cina -, si sta assistendo a un mutamento di costumi e abitudini impressionante: siamo passati dalla civiltà agricola di meno di un secolo fa (nel 1861 il tasso di analfabetismo in Italia era al 78%, ossia 3 persone su 4) a una società dei consumi sfrenati.
Si assiste tutti i giorni ad un'ostentazione della ricchezza, che non prevede un reale uso delle risorse vitali e accessorie, ma un'accumulazione compulsiva, al fine esclusivo di dimostrare quanto la nostra condizione sia migliorata.
Forse aveva ragione Rousseau, quando affermava che le arti e la tecnica hanno imbarbarito la morale e acuito le disuguaglianze sociale, accentuando la sopraffazione dell'uno sill'altro (citazione libera...).
Come dargli torto, quando vediamo che gli stati più avanzati dal punto di vista industriale sono quelli che sprecano (non solo consumano), in un certo senso sottraendo risorse potenzialmente (tengo a sottolineare la parola...) utilizzabili dall'umanità intera.
Numerosi studi hanno evidenziato che il "problema" della terra non è la penuria di risorse, ma la perversa distribuzuione delle stesse, che privilegia le zone dove il potere d'acquisto è più elevato e il ricavo economico più cospicuo.
Ma dobbiamo trovare un modo per cambiare: non possiamo continuare ad affamare una buona metà dell'umanità, pensando esclusivamente a noi stessi e alla nostra effimera condizione. Solo partendo da piccoli gesti quotidiani e ragionari potremo sperare in un futuro migliore per tutti, anche per noi.
Proprio oggi mi sono imbattuto nella foto vincitrice del concorso "Enviromental Photographer of the Year" della National Geographic Society. Sono rimasto impressionato dallo sguardo dei due bambini, che forse hanno solo pochi anni d'età, ma che si vedono costretti a recitare un ruolo da "adulto", ad una vita di stenti, che probabilmente molti loro coetanei non riescono neanche ad immaginare.
Nella civiltà occidentale - ma ormai il fenomeno si verifica anche nei paesi dell'estremo oriente in rapido sviluppo, in primo luogo Cina -, si sta assistendo a un mutamento di costumi e abitudini impressionante: siamo passati dalla civiltà agricola di meno di un secolo fa (nel 1861 il tasso di analfabetismo in Italia era al 78%, ossia 3 persone su 4) a una società dei consumi sfrenati.
Si assiste tutti i giorni ad un'ostentazione della ricchezza, che non prevede un reale uso delle risorse vitali e accessorie, ma un'accumulazione compulsiva, al fine esclusivo di dimostrare quanto la nostra condizione sia migliorata.
Forse aveva ragione Rousseau, quando affermava che le arti e la tecnica hanno imbarbarito la morale e acuito le disuguaglianze sociale, accentuando la sopraffazione dell'uno sill'altro (citazione libera...).
Come dargli torto, quando vediamo che gli stati più avanzati dal punto di vista industriale sono quelli che sprecano (non solo consumano), in un certo senso sottraendo risorse potenzialmente (tengo a sottolineare la parola...) utilizzabili dall'umanità intera.
Numerosi studi hanno evidenziato che il "problema" della terra non è la penuria di risorse, ma la perversa distribuzuione delle stesse, che privilegia le zone dove il potere d'acquisto è più elevato e il ricavo economico più cospicuo.
Ma dobbiamo trovare un modo per cambiare: non possiamo continuare ad affamare una buona metà dell'umanità, pensando esclusivamente a noi stessi e alla nostra effimera condizione. Solo partendo da piccoli gesti quotidiani e ragionari potremo sperare in un futuro migliore per tutti, anche per noi.
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