Ormai è da decenni dimostrato che il fumo di sigarette (e pipa, sigari ed affini) abbia un effetto fortemente deleterio per la nostra salute - aumentando la possibilità di insorgenza di un tumore e di problematiche legate all'apparato circolatorio e respiratorio -, ma nessuno sapeva - o ci teneva a farlo sapere -, che nel tabacco trinciato e pressato nelle "cartine" era (ed è) presente un isotopo radioattivo: il Polonio 210.
Ovviamente il fumo di sigaretta contiene oltre 4000 sostanze, molte delle quali cancerogene. Ma è possibile che le aziende leader della produzione non sapessero della presenza di queste sostanze?
Le aziende lo sapevano dagli anni '50, ma hanno preferito dare informazioni parziali o del tutto non veritiere. Solo dal 1998- con nuove analisi e lunghe ricerche -, è emersa la verità: le sostanze radioattive presenti nel fumo incrementano notevolmente l'incidenza dei tumori al polmone.
Il grande "problema" del polonio radioattivo è che presenta un'emissione di particelle alfa, non molto penetranti, ma ad elevato potere ionizzante. Inoltre il tempo di dimezzamento (4 mesi circa) è abbastanza elevato da consentire agli atomi di depositarsi nei bronchi e rilasciare un gran numero di nuclei di elio (le particelle alfa appunto).
Il grande problema è che questa sostanza è naturalmente presente nelle foglie di tabacco. Nonostante esista una lavorazione che consente di eliminare la presenza del radionuclide, le grandi corporate del tabacco non lo hanno mai attuato su grande scala.
La salute è un bene prezioso: questo risultato emerso da ricerche scientifiche dovrebbe spingerci ancora una volta ad evitare il consumo di sigarette.
sabato 29 ottobre 2011
domenica 23 ottobre 2011
Dietro il grana...
In questi ultimi anni la Lega Nord ha cercato di veicolare il concetto di una -presunta- Padania, luogo "mistico" e natio di un popolo che rivendica la sua autonomia. Ovviamente ogni popolazione ha una propria cultura, più o meno unitaria. Io onestamente non vedo nella zona di influenza del "dio Po" una grande unità culturale, ad eccezione forse della "santa" polenta, un'istituzione che ha sfamato generazioni e riscaldato nelle gelate invernali in pianura.
Ciononostante questo partito vuole (anche giustamente, sotto un certo punto di vista) tutelare i prodotti agroalimentari tipici di questa zona, fra questi il principe dei formaggi: il grana padano.
Ma da quanto emerge dall'articolo dell'International Herald Tribune - edizione internazionale del New York Times - ormai la produzione è totalmente nelle mani di lavoratori Sikh, in particolare nella provincia cattolicissima e "padanissima" (se mi concedete il neologismo) di Cremona.
Ovviamente da frotte di esponenti del Carroccio si sono levate grida indignate, pronunciate parole senza senso. Bisognerebbe ringraziare queste persone, che svolgono un lavoro ormai inviso ai giovani italiani, magari mal retribuito e sicuramente faticosissimo. Grazie ad essi un settore strategico dell'economia della penisola - la produzione agroalimentare - continua a generale introiti da export e consumo interno, nonostante una crisi dilagante.
Ma ormai sono molte le tipicità "in mano" a lavoratori "stranieri" (ma ormai perchè dobbiamo usare questa parola, quando dovremmo sentirci tutti cittadini del mondo?), come la fontina valdostana, o il fritto misto piemontese.
Non critichiamo in modo sterile queste manifestazioni di unione fra culture, nel reciproco rispetto. In fine dei conti un Sikh che produce grana non mina una tradizione, ma la perpetua.
Ciononostante questo partito vuole (anche giustamente, sotto un certo punto di vista) tutelare i prodotti agroalimentari tipici di questa zona, fra questi il principe dei formaggi: il grana padano.
Ma da quanto emerge dall'articolo dell'International Herald Tribune - edizione internazionale del New York Times - ormai la produzione è totalmente nelle mani di lavoratori Sikh, in particolare nella provincia cattolicissima e "padanissima" (se mi concedete il neologismo) di Cremona.
Una lavoratrice extracomunitaria in un allevamento bovino. |
Ma ormai sono molte le tipicità "in mano" a lavoratori "stranieri" (ma ormai perchè dobbiamo usare questa parola, quando dovremmo sentirci tutti cittadini del mondo?), come la fontina valdostana, o il fritto misto piemontese.
Non critichiamo in modo sterile queste manifestazioni di unione fra culture, nel reciproco rispetto. In fine dei conti un Sikh che produce grana non mina una tradizione, ma la perpetua.
domenica 16 ottobre 2011
Le Blue Mountains.
Pochi forse conoscono il canyoneering, anche detto torrentismo in Italiano. Si tratta dell'attività (o anche sport se volete) consistente nel discendere tunnel e corridoi naturali, inumiditi dall'acqua e quindi estremamente scivolosi. In nessun posto come in Australia possiamo trovare un numero così elevato di canyon. E' quindi naturale che la "patria" dei torrentisti sia la terra dei canguri, in particolare le Blue Mountains, situate nel sud-est dell'isola (1).
La vegatazione che le ricopre è rigogliosissima e rende impervio il raggiungimento della sommità delle gole. Anche per questo l'abbigliamento necessario per affrontarle deve essere resistente ed in particolare temprato all'acqua, che si insinua laddove le viene lasciato spazio.
Uno dei canyon più difficili da affrontare è il Danae Brook, constando di numerose discese in corda doppia particolarmente impegnative. Ovviamente c'è una difficoltà aggiuntiva, ossia l'acqua che scorre con particolare impeto, spesso trascinando il torrentista senza che esso possa fare nulla. (2)
Secondo coloro che intraprendono la discesa di questo canalone uno dei momenti più emozionanti è quello iniziale, dove il cielo può essere scorto esclusivamente come una striscia azzurra, sospesa nella totale oscurità. (3)
Ma a mio parere la parte più bella di queste escursioni, oltre sicuramente al contatto profondo con la natura selvaggia, è il paesaggio spettacolare e i colori che si vedono. Il verde intenso delle felci si staglia contro l'antracite della roccia; il cielo di un azzurro limpido e cristallino si specchia nell'acqua pulita e piena di vita. Se esiste un paradiso in terra, penso che siano le Blue Mountains...
FONTI:
(1) - http://it.wikipedia.org/wiki/Blue_Mountains
(2) - National Geographic Magazine ~ Ottobre 2011 p.110
(3) - National Geographic Magazine ~ Ottobre 2011 p.105
La vegatazione che le ricopre è rigogliosissima e rende impervio il raggiungimento della sommità delle gole. Anche per questo l'abbigliamento necessario per affrontarle deve essere resistente ed in particolare temprato all'acqua, che si insinua laddove le viene lasciato spazio.
Uno dei canyon più difficili da affrontare è il Danae Brook, constando di numerose discese in corda doppia particolarmente impegnative. Ovviamente c'è una difficoltà aggiuntiva, ossia l'acqua che scorre con particolare impeto, spesso trascinando il torrentista senza che esso possa fare nulla. (2)
Secondo coloro che intraprendono la discesa di questo canalone uno dei momenti più emozionanti è quello iniziale, dove il cielo può essere scorto esclusivamente come una striscia azzurra, sospesa nella totale oscurità. (3)
Ma a mio parere la parte più bella di queste escursioni, oltre sicuramente al contatto profondo con la natura selvaggia, è il paesaggio spettacolare e i colori che si vedono. Il verde intenso delle felci si staglia contro l'antracite della roccia; il cielo di un azzurro limpido e cristallino si specchia nell'acqua pulita e piena di vita. Se esiste un paradiso in terra, penso che siano le Blue Mountains...
FONTI:
(1) - http://it.wikipedia.org/wiki/Blue_Mountains
(2) - National Geographic Magazine ~ Ottobre 2011 p.110
(3) - National Geographic Magazine ~ Ottobre 2011 p.105
L'Italia che non siamo...
Tutti noi siamo rimasti sgomenti alla vista delle violenze che ieri hanno messo a ferro e fuoco Roma. La scena che più mi è rimasta in mente è stata quella del rogo appiccato al veicolo dei Carabinieri, con la scritta "ACAB" (All Cops Are Bastards) e "Carlo Vive".
Ma come si fa a rivendicare un atto nel nome di un ragazzo morto per i propri ideali, che desiderava manifestare, non distruggere? Come è possibile che poche decine di persone rovinino una manifestazione pacifica con atti di violenza che nulla hanno di inerente con la protesta?
La verità è che queste persone non hanno nulla a che vedere con la libera espressione degli uomini; aspettano solo una grande manifestazione per insinuarsi nella stessa e scatenare le violenze, gettando discredito su tutto il movimento pacifico.
Queste persone non vogliono democrazia (lo dicono loro stessi, scrivendo graffiti con la A di anarchia su ogni cosa che incontrano): se fossero persone con un minimo senso dello stato non incendierebbero strumenti della forza pubblica, che è alle manifestazioni proprio per assicurare la quiete della stessa. Le forze dell'ordine non sono "contro" (forse molti di loro se fossero fuori servizio aderirebbero alle manifestazioni...), ma semplicemente si comportano come inviati dello Stato, con un compito di vigilanza.
Allora non basta dissociarsi dai vandali che recano vilipendio ad un intero movimento: bisogna aumentare la guardia in modo che essi non possano operare.
Poi ovviamente ogni governo lucra su questi fatti storpiandoli a piacimento: una volta si dice che "la sinistra" è un covo di violenti e devastatori, l'altra che la polizia ha efficacemente fronteggiato gli atti di teppismo (danni per milioni di euro...). Questi slogan sbandierati dalla classe politica sono tutti falsi; dobbiamo guardare la situazione per quella che è: una manifestazione rovinata da pohe centinaia di cretini, con la forza pubblica che non è riuscita ad intervenire tempestivamente.
Ma come si fa a rivendicare un atto nel nome di un ragazzo morto per i propri ideali, che desiderava manifestare, non distruggere? Come è possibile che poche decine di persone rovinino una manifestazione pacifica con atti di violenza che nulla hanno di inerente con la protesta?
La verità è che queste persone non hanno nulla a che vedere con la libera espressione degli uomini; aspettano solo una grande manifestazione per insinuarsi nella stessa e scatenare le violenze, gettando discredito su tutto il movimento pacifico.
Queste persone non vogliono democrazia (lo dicono loro stessi, scrivendo graffiti con la A di anarchia su ogni cosa che incontrano): se fossero persone con un minimo senso dello stato non incendierebbero strumenti della forza pubblica, che è alle manifestazioni proprio per assicurare la quiete della stessa. Le forze dell'ordine non sono "contro" (forse molti di loro se fossero fuori servizio aderirebbero alle manifestazioni...), ma semplicemente si comportano come inviati dello Stato, con un compito di vigilanza.
Allora non basta dissociarsi dai vandali che recano vilipendio ad un intero movimento: bisogna aumentare la guardia in modo che essi non possano operare.
Poi ovviamente ogni governo lucra su questi fatti storpiandoli a piacimento: una volta si dice che "la sinistra" è un covo di violenti e devastatori, l'altra che la polizia ha efficacemente fronteggiato gli atti di teppismo (danni per milioni di euro...). Questi slogan sbandierati dalla classe politica sono tutti falsi; dobbiamo guardare la situazione per quella che è: una manifestazione rovinata da pohe centinaia di cretini, con la forza pubblica che non è riuscita ad intervenire tempestivamente.
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