martedì 27 dicembre 2011

Azzardo, ovvero come perdere soldi!

Leggendo "Il Venerdì di Repubblica" del 23 dicembre 2011, a pagina 32 ho trovato un interessantissimo articolo di più pagine - che parla del fenomeno del gioco d'azzardo - diffusisssimo in Italia ed in particolare in alcune zone "calde".
Ma cosa spinge milioni di italiani (si calcola che gli scommettitori siano nel Bel Paese 34 milioni [1]) a tentare (l'improbabile) fortuna, perdendo più di quello che si guadagna?
Partiamo dal presupposto che il banco non può mai perdere, poichè è su questo meccanismo che si basano i proventi dello stesso. Secondo Luigi Irdi - autore dell'articolo - gli accorgimenti vincenti nel settore dei "gratta e vinci" (uno dei più fiorenti) sono i seguenti:
  • Mantenere bassi i prezzi, in modo da far parere la spesa singola esigua ed insignificante;
  • Far vincere lo scommettitore piccole somme, in modo da incentivarlo a continuare a scommettere;
  • Utilizzare gli stessi accorgimenti estetici (colori, forme ecc) introdotti nelle slot-machine, al fine di "calamitare" i giocatori.
Ma perchè lo stato non esercita una funzione "etica"? Così come proibisce altri vizi, perchè non interviene?
La risposta è molto semplice: perchè i guadagni conseguenti al gioco sono elevatissimi e ad "impegno 0".
Se a Pavia si spendono 2125 euro pro-capite [2] in azzardo, è ovvio che lo stato continuerà a guadagnare, svuotando i portafogli ai più poveri, ossia i giocatori più incalliti.
Ma il gioco da vizio può anche trasformarsi in un'ossessione, che arriva ad occupare gran parte della vita e delle risorse della persona. Si stima che in Italia siano affette da questa patologia (non riconosciuta ufficialmente) un numero di persone compreso fra 800mila e 2 milioni. Numeri impressionanti che ci fanno comprendere la gravità del fenomeno, che continua ad espandersi a macchia d'olio nelle fasce più povere della popolazione, facilmente abbagliate da opportunità di facili guadagni.
Ma dobbiamo anche considerare che dietro al gioco d'azzardo spesso si nascondono i grandi gruppi della criminalità organizzata, che sfruttano l'imponente giro di denaro per riciclare proventi illeciti dalle più disparate attività.
Cosa aspetta lo Stato a proibire il gioco d'azzardo, fenomeno che potrebbe dilagare - vista anche la situazione economica pessima - e diventare una vera piaga per la società italiana.

Note:
[1] - Il Venerdì di Repubblica 23 Dicembre 2011 § p. 35
[2] - Il Venerdì di Repubblica 23 Dicembre 2011 § p. 34

giovedì 15 dicembre 2011

Cosa vuole il mondo da noi?

Proprio oggi pensavo: ma perchè in un mondo così grande - nel caso cercassi un lavoro - dovrebbero scegliere proprio me e non centinaia di altri giovani?
Mi sono fatto questa domanda perchè stavo riflettendo sull'utilità dello studio e dell'apprendimento scolastico.
Ma è veramente utile imparare centinaia di nozioni riguardanti i più svariati campi - dalla matematica alla letteratura inglese - per poi trovarsi immersi (e a volte "affogare"...) nel mondo del lavoro?
Riflettendo sì... Se penso ad una qualità importante ed indispensabile nell'attività lavorativa mi viene in mente il problem solving, la capacità di risposta efficace ad uno stimolo esterno.
Ma cosa significa affrontare efficacemente una situazione imprevista, assolutamente non preventivata e che potenzialmente potrebbe "schiacciarci"?
E' qui che a mio parere entra in gioco un aspetto di fondamentale importanza: le conoscenze pregresse. Possiamo non sapere nulla - o meglio pensiamo di non sapere nulla - riguardo ciò che andiamo ad affrontare, ma,  se abbiamo dalla nostra parte un bagaglio di informazioni importante, potremo sfruttare queste per elaborare un modello risolutivo vincente, o quanto meno migliore di quello altrui.
Allora non si tratta di un sapere fine a se stesso, ma di una serie di informazioni che possono - prima o poi - risultare utili, magari addirittura inconsapevolmente.
E allora dico: studiamo! Non è tempo perso, al contrario di quello che spesso si pensa, ma al contrario potrà risultare decisivo nel nostro futuro, senza poter rimediare nel caso esso latiti...

domenica 4 dicembre 2011

DDR: Doping for Gold



>>>LINK AL VIDEO<<<
Navigando su internet ormai un anno or sono trovai un documentario dell'emittente statunitense PBS, che trattava il tema del doping nello sport, in particolare parlava del fenomeno (o modus operandi) nella Germania dell'Est durante la guerra fredda.
Guardando questo video si capisce come il doping non sia solo un fenomeno totalmente contrario all'etica sportiva, basato sul rispetto di norme e dell'avversario (tentare di migliorare la prestazione propria in modo illegale significa sminuire quella dell'avversario, probabilmente ottenuta esclusivamente con grandi fatiche e sacrifici), ma anche causa di numerose malattie.
Ne è un esempio la storia di Heidi Krieger, una pesista costretta a cambiare sesso a causa delle mutazioni che l'assunzione di uno steroide - l'oral-turinabol - assunto a sua insaputa (le pillole venivano spacciate come vitamine) durante gli allenamenti in nazionale.
Ora gli ex atleti DDR hanno deciso di alzare la voce per chidere un risarcimento per i danni subiti alla Jenapharm : l'azienda aveva infatti come unico scopo quello di produrre steroidi ad uso sportivo. Grazie alla mediazione della STASI, questi prodotti erano usati direttamente sugli atleti. [1]
Dopo la fase critica patita negli anni della guerra fredda, durante i quali si combatteva sulla pista d'atletica a suon di pillole e iniezioni, tutto il mondo che segue lo sport è sensibilizzato sul fenomeno doping e sulle conseguenze che comporta. Speriamo che non si verifichi più una situazione analoga a quella della Germania Est, dove l'uso di sostanze diventò prassi, più che caso eccezionale.