domenica 21 gennaio 2018

Pseudoscienze: perchè?


Negli ultimi anni – grazie all’estrema facilità di condivisione sui social network – sono rispuntate come funghi (perchè origine antica hanno) una serie di miti e credenze che potremmo includere sotto la macrocategoria di pseudo-(false)-scienze.
Parlando di questo argomento, ritengo che una premessa sia d’obbligo: non penso che la maggior parte delle persone che crede a queste facilonerie sia in cattiva fede, ma è specchio di ciò che la società – in particolare italiana – è al giorno d’oggi.

Qualcuno potrebbe dire: ’’Come fai a categorizzare sessanta milioni di persone così diverse?’’.

Eppure io dico: ’’Forse non sessanta milioni, ma molto ci avviciniamo’. Purtroppo questo morbo va diffondendosi anche tra gli ’’immunizzati’’, ossia medici e scienziati.

’’E quale sarebbe questo morbo virulento e incurabile?’’ direste.

La grande pestilenza è la totale ignoranza (nel senso più profondo del termine) nel metodo scientifico e delle modalità di verificazione delle asserzioni. Sfortunatamente, una denuncia verso ignoti nella maggior parte dei casi cade nell’oblio; ciononostante posso indicare un colpevole o quantomeno un indiziato – ahimè bistrattato: la scuola.

Purtroppo l’insegnamento nel nostro paese è profondamente focalizzato sull’apprendimento di nozioni e concetti, ma talvolta è riluttante a fornire chiavi di lettura più generali che ci consentano di interpretare i fenomeni, le ’’lenti colorate’’ di kantiana memoria.

Molti di voi risponderanno: ’’Ma il metodo scientifico me l’hanno imparato (sic, ndr) quando ho fatto quello...eh...il pisano...quello della torre storta...Galileo’’.

E io – come un’eco: ’’Ti hanno mai mostrato come l’applicazione del metodo scientifico abbia migliorato la comprensione dei fenomeni e potenzialmente portato a una soluzione di un problema reale?’’ (faccia assente e inebetita, ndr)

Struttura generica di una penicillina
Ecco il fulcro della questione: quasi nessuno ha la minima idea di come si affronti un problema di natura scientifica, di come si dimostri – o meglio si tenti di falsificare – il modello di un fenomeno. Per molti un farmaco viene scoperto mescolando due sostanze in un antro oscuro chiamato laboratorio e versando l’intruglio a un malato in fin di vita: inutile parlare di drug design, di test in vitro, di fase I, II, III o n-mila. Il losco figuro di fronte a voi non vi capirà, ma penserà che voi con queste ’’parolone’’ stiate tentando di gabellarlo con i vostri ragionamenti capziosi e sofisti.

Al termine di questa disamina vorrei discutere brevemente di alcuni punti che ritengo fondamentali alla comprensione del modo di agire della Scienza. Riflettere su questi punti - ogni volta che si legge una notizia - sicuramente gioverebbe :
  •  Chi scrive una cosa ha fornito delle prove a sostegno della stessa? Si tratta di una verità calata dall'alto? Tenete bene presente che chi afferma un fatto ha l'onere della prova, non il ricevente. Inoltre non è sufficiente dire ’’un team di scienziati di Harvard’’, ma è necessario riportare per intero la fonte, al fine di consentire al lettore di verificare in prima persona il contenuto della ricerca.
    Ricordate che grandi affermazioni esigono grandi prove: verifiche severissime e conferme schiaccianti sono l’unico antidoto quando si afferma di poter curare tutto con una semplice formula.

  •  Non importa quanto famoso o importante sia chi afferma qualcosa. La Scienza ha l’aspirazione di essere democratica, per questo richiede prove anche ai premi Nobel. Scienziati eccezionali come Linus Pauling o Luc Montagnier hanno affermato fatti non verificati, spacciandoli per verità (vedi ’’sindrome da onnipotenza da Nobel’’) (1). Ovviamente la comunità scientifica non ha accettato queste credenze e questo ha parzialmente danneggiato la reputazione di questi personaggi. D’altra parte questo ha causato il sommo gaudio della schiera di ’’complottari’’, che hanno assurto questi eminenti scienziati a paladini del loro credo (rispettivamente della ’’medicina’’ ortomolecolare (2) – che prevede l’assunzione di enormi quantità di vitamina C e dell’antivaccinismo).

  • Il corpo umano è una macchina estremamente complessa (vi invito a consultare per curiosità la Roche biochemical pathway (3), che mostra in maniera schematica le via biochimiche attualmente conosciute) e come tale richiede soluzioni ’’su misura’’. Allo stato attuale delle conoscenze, curare il cancro con il bicarbonato non è possibile, anche perché non è ovvio capire quale possa essere il meccanismo. Ma come scienziato sono pienamente disposto a condividere il contrario, se mi verranno fornite le prove e una spiegazione (la Scienza è la disciplina più anti-dogmatica che esista).
  • Il fatto che un articolo sia pubblicato su una rivista di grande valore non esime dalla valutazione critica del contenuto dell’articolo: spesso i titoli sono volutamente enfatici e non riportano fedelmente quello che viene esposto. Inoltre non sono infrequenti casi di ’’scientific misconduct’’, che hanno portato interi articoli ad essere ritrattati in quanto basati su dati creati ad-hoc. Un esempio eclatante è questo articolo di Science (4), non proprio il giornalino dell’oratorio.